Gentile Dott. Falconi,
talvolta leggo i suoi acuti articoli, indipendentemente dalla condivisione delle singole posizioni sul merito.
Leggo le sue invettive e le speranze perché la collettivita' possa progredire nel solco della cultura e della legalità, due parole che si abbracciano in un unico concetto, tanto caro alle persone di cui Lei ha riportato toccanti citazioni.
Anch’io ripongo speranze nel futuro di questa città, se non altro perché a Teramo sono nati e vivono i miei due figli. Sono un padre ed un cittadino teramano, anche se acquisito.
Vorrei contribuire a vantaggio di una terra di rara bellezza, come l’Abruzzo, ma l’unico modo coerente e rispettoso per farlo è cercare di fare bene il mio lavoro, quello di magistrato, attualmente in un contesto impegnativo come il contrasto alle diverse forme di criminalità organizzata.
Compito del magistrato è applicare la legge, con autonomia e indipendenza, e se possibile anche aprirsi al colloquio con la società civile, quando il messaggio della cultura della legalità può contribuire alla sensibilizzazione e crescita della comunità.
Il magistrato, però, non deve essere censore dei costumi, né divulgatore di fatti e notizie, anche quando questi sono di comprensibile interesse pubblico. A tale compito, non meno rilevante, è chiamata l’informazione, così come all’amministrazione della cosa pubblica è deputata la politica.
Cordialità,
David Mancini
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